Dott. Giammario Mascolo

Dal passato che spiega, al presente che libera

Se è vero che i problemi si mantengono e tal volta peggiorano a causa delle tentate soluzioni comportamentali e relazionali messe in atto dalla persona e dal sistema, allora il cambiamento deve centrarsi sullo sblocco di questa persistenza patologica e ridondante. In quest’ottica la ricerca delle cause che nel passato hanno dato vita alla patologia, ha una ottima funzione di razionalizzazione, ma non costituisce direttamente lo strumento del cambiamento.

La via della guarigione non sta tanto nello spiegare le cause che hanno condotto al problema, quanto nel saper comprendere il meccanismo che lo mantiene in vita, per poi riuscire a trasformarlo da patologico in sano.
Da quanto detto nelle pagine precedenti, si comprende come ogni persona vive ed agisce in base a quello che potremmo definire “sistema Percettivo-Reattivo”, un sistema di convinzioni sulla realtà, su sé stessi e sui comportamenti più adeguati da mettere in atto per far interagire il sé con la realtà. È proprio quel sistema che genera le tentate soluzioni e che, quindi, va compreso e agganciato per introdurvi le piccole modifiche che possono sbloccarlo.

È su questa base che la terapia breve strategica si è evoluta fin dai primi anni ottanta, costruendo tecniche di trattamento specifiche e mirate, dapprima per i disturbi fobici e fobico-ossessivi, poi per i disordini alimentari, e poi via via per tutte le altre forme di disagio psicologico.
Il terapeuta strategico, dopo aver compreso il meccanismo che mantiene in vita il problema, guida la persona attraverso esercizi appositamente studiati, da svolgere tra una seduta e l'altra. Si tratta di precise indicazioni su cose da fare o da pensare ogni giorno.
In questo modo praticamente la terapia non si interrompe mai, la persona è sempre a lavoro sul suo problema, anche se apparentemente non fa niente di troppo complicato, né soffre per atroci "scavi" nella sua vita passata.
Un terapeuta strategico è fortemente convinto che la soluzione dei problemi presenti sia da cercare nel presente, più che in traumi o situazioni passati che li hanno causati; traumi e situazioni che, se pur trovati, non possono comunque essere cambiati, tanto meno cancellati.
Se applicato nel modo giusto, questo sistema rende i tempi della terapia incredibilmente brevi.
Affinché sia veramente efficace, però, un protocollo di trattamento deve essere malleabile, modellabile sulle esigenze del singolo caso, e non ridursi ad un susseguirsi rigido di mosse prestabilite. Questo, infatti, vorrebbe dire sostituire a quella esistente, un’altra rigidità probabilmente altrettanto disfunzionale.
Ogni passo compiuto può far evolvere il trattamento in diverse direzioni. Il conduttore della terapia deve conoscerle tutte, ed essere capace di predire sempre di più, man mano che avanza nel suo lavoro, le prossime evoluzioni. I protocolli di trattamento, dunque, ben lontani dall’essere rigidi, possono divenire persino predittivi, ossia capaci di anticipare le possibili evoluzioni dell'interazione determinando una costante e continua autocorrezione del modello di intervento sulla base degli effetti rilevati fase dopo fase. La terapia diviene così una prassi empirico-sperimentale all'interno della quale è possibile misurare non solo l'efficacia finale, ma anche l'efficacia processuale per ogni singolo stadio.

Psicoterapeuta Parma

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