C'era una domanda che mi portavo dietro da quando iniziai ad avvicinarmi al mondo della psicologia clinica: possibile che per aiutare le persone a star meglio con se stesse e con gli altri si debba necessariamente ricorrere a trattamenti lunghi e faticosi? Possibile che non esista un modo più rapido e più efficace?
Mi venne in aiuto una scoperta fatta verso la fine dei miei studi universitari, quando in libreria fui attratto da un curioso titolo: "Psicosoluzioni". Era un libro scritto da un certo Giorgio Nardone, uscito da pochi mesi.
Leggendolo trovai la risposta a quella domanda rimasta insoluta per tanto tempo: sì! È possibile affrontare la maggior parte dei problemi umani con un trattamento efficace e breve, focalizzato sulla soluzione più che sulle cause, basato su strategie di intervento apparentemente magiche, ma in realtà escogitate partendo da una logica di alta precisione.
Scoprii poi di più su Giorgio Nardone e sui suoi metodi, sul Centro di Terapia Strategica e le applicazioni del metodo alle problematiche e ai contesti più vari. Decisi che quella tecnica sarebbe stata la mia tecnica.
Ora, non è possibile attualmente stabilire con certezza quale tecnica terapeutica sia efficace e quale no, tutte hanno dimostrato risultati più o meno incoraggianti nelle diverse situazioni. Perciò è più utile che un professionista scelga di adottare quella che sente più vicina al proprio modo di essere e di vedere la realtà. Solo così può sperare di avere un buon successo nel proprio lavoro.
Per questo ho scelto la Terapia Breve Strategica, perché, tra quelle esistenti, mi è la più familiare, la più vicina al mio modo di affrontare i problemi. Credo quindi che sia anche la strada che posso indicare ad altri con maggior convinzione ed efficacia.
Eravamo alle soglie del 2000 quando scelsi di approfondire ed utilizzare questa tecnica, mi sembrò che una nuova fase stesse iniziando per la mia vita professionale, così come un nuovo millennio, pieno di promesse, cominciava per tutto il mondo occidentale.
Tutte le medaglie hanno però una seconda faccia: non esiste solo il mondo occidentale, il nuovo millennio non era nuovo per tutti gli esseri umani, le promesse che portava si sarebbero presto ridimensionate. Così anche per me arrivarono i primi ostacoli: l'approccio terapeutico che avevo scelto era solo apparentemente semplice, richiedeva invece un grande sforzo di studio e di preparazione per comprendere le sue basi, nonché un duro addestramento per essere maneggiato con sufficiente padronanza. Giorgio Nardone e il suo gruppo didattico ci sostenevano in tutti i momenti difficili. Dopo i primi due anni di studio intenso, arrivò il momento che tutti aspettavamo e temevamo: ci fu proposto di condurre una terapia al fianco di Nardone. Come un allievo artigiano lavora nella bottega del suo maestro, così egli ci offriva di lavorare, al suo fianco, a quei capolavori che erano le sue terapie.
Fu una sfida, da lì si vedeva il vero valore di ogni allievo, e da lì ho capito quali erano i miei punti deboli, su quali aspetti avrei dovuto perfezionarmi maggiormente.
Oggi il gruppo del CTS vive una fase di grande espansione, ma Nardone è sempre il maestro di allora, pronto a supervisionare e dare suggerimenti per tutto il nostro lavoro.
Riunioni apposite vengono svolte ogni mese ad Arezzo tra il professore e gli allievi, che si confrontano sui problemi, sulle opportunità, sui punti di forza e sulle criticità del lavoro che si svolge quotidianamente nei nostri studi; i risultati di tutti vengono raccolti e analizzati con indagini scientifiche e strumenti statistici, allo scopo di migliorarli continuamente.