FAQ: Risposte alle Domande più Frequenti

Per quali problemi è indicata la Psicoterapia Breve Strategica?

La Terapia Strategica ha elaborato specifici protocolli di intervento per tutti i problemi psicologici, dai più invalidanti ai più complessi. Prima di tutto è fondamentale che la persona sia aiutata ad avere una consapevolezza chiara del problema che vuole risolvere e degli obiettivi che desidera raggiungere. In prima seduta, perciò, il terapeuta focalizza insieme al paziente il problema che sarà trattato in terapia e gli obiettivi per lui più urgenti. Questo permette di studiare un percorso più preciso e mirato possibile.

Che differenza c'è tra psicologo e psicoterapeuta?

Una differenza di formazione ed una professionale: Uno psicologo è generalmente laureato in psicologia, ha svolto un tirocinio pratico in una o più strutture convenzionate con l'università nella quale ha studiato, ha superato un "Esame di stato" che lo ha abilitato all'attività e si è potuto così iscrivere all'Albo degli Psicologi della regione in cui lavora. Può svolgere attività di prevenzione, riabilitazione, diagnosi, formazione, ricerca scientifica sotto varie forme, consulenza, valutazione e orientamento scolastico/lavorativo, può lavorare nel campo della psicologia giuridica e della criminologia o nello sport, ed altro ancora. Uno psicoterapeuta può essere laureato in diverse discipline (psicologia, medicina, filosofia, pedagogia ed altre), solo dal 1989, con la legge 56 che ha regolato finalmente l'attività psicologica in Italia, il campo è stato ristretto ai laureati in psicologia e in medicina. Deve però seguire un corso di specializzazione post lauream in una delle scuole di psicoterapia riconosciute dal Ministero dell'Università e della Ricerca, poi riceve dall'Ordine degli Psicologi l'autorizzazione, testimoniata da un apposito timbro sul suo tesserino di iscrizione, a svolgere attività terapeutica, cioè di cura del disagio psicologico.

Che differenza c'è tra Psicoterapia e Psicoanalisi?

Non c'è esattamente differenza. La psicoanalisi è una delle forme di psicoterapia esistenti. Sebbene nata per prima, ad essa ne sono seguite molte altre, che hanno cercato di migliorare i risultati, ottimizzare i tempi di terapia, risolvere problemi lasciati irrisolti dalla psicoanalisi. Oggi si contano circa 500 scuole di psicoterapia in tutto il mondo, e in continuo aumento. Si può dire perciò che la psicoanalisi è un tipo di psicoterapia, ma la psicoterapia non è necessariamente ed esclusivamente Psicoanalisi.

Come si può definire la Terapia Strategica?

Intanto è utile ricordare che esistono diverse scuole che si pregiano di questo nome. La scuola fondata e sviluppata da Giorgio Nardone si propone come "L'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici, in tempi brevi". Ciò significa che la terapia si pone l'obiettivo di aiutare la persona a risolvere quello o quelli che sente come disagi per la sua vita attuale, attraverso l'utilizzo di strategie, comportamenti e pensieri appositamente studiati, mirati a cambiare le sue modalità d'interazione con l'ambiente e con gli altri, così da superare il problema in un continuo lavoro di cambiamento.

Ci sono controindicazioni nella Terapia Strategica?

Ho raccolto diffusamente le controindicazioni di questa tecnica terapeutica nella pagina Indicazioni e controindicazioni. Sinteticamente posso dire che la Terapia Strategica ha mostrato risultati al di sotto dell'80% di efficacia in tutti i casi di problemi non focalizzati o non focalizzabili, quando le persone cercano qualcuno con cui confrontarsi e da cui essere ascoltate, più che un terapeuta che aiuti a raggiungere obiettivi di cambiamento.

Quanto dura una sua seduta?

La grande maggioranza dei terapeuti tiene fissa la durata delle proprie sedute, basandosi sul fatto che dare un tempo ben definito in cambio di una parcella, è facilmente comprensibile dal cliente. Si va dai 45-50 minuti di alcuni approcci, all'ora esatta di altri, all'ora e mezza delle terapie di gruppo ecc. Questa regola è utile per diversi motivi: prima di tutto permette al professionista di organizzare la propria agenda in maniera puntuale, dando appuntamenti in modo che non si accavallino mai; inoltre dà al paziente un "contenitore" preciso, che ha un inizio e una fine già stabiliti; infine permette una certa "severità" per quanto riguarda la puntualità della persona, la quale, se non arriva all'orario prefissato, vede diminuire il tempo a sua disposizione. Ci sono diversi modi e diversi livelli di adesione a questa regola a seconda delle scuole di pensiero. La terapia strategica in genere non vi aderisce per niente. La prestazione del terapeuta, dal nostro punto di vista, non consiste in un tempo che egli "Vende" al paziente, bensì in un lavoro di qualità che deve necessariamente adattarsi alle esigenze della persona e della terapia. Alcune sedute durano perciò 10 minuti così come altre durano quasi due ore. L'accordo tra terapeuta e paziente non è di dedicare al problema un tempo prestabilito, bensì di lavorare sul problema più a fondo possibile, e per il tempo necessario. Purtroppo questo modo di lavorare fa cadere alcune garanzie viste sopra, succede per esempio che nei nostri studi sia necessario attendere anche molto tempo prima del proprio turno, però, almeno per quanto mi riguarda, questo è il modo che sento più adatto a lavorare serenamente, senza vincoli di tempo, senza dover per forza parlare un'ora quando basta molto meno, o doversi limitare a 50 minuti quando ne servono di più.

Quali sono le sue tariffe?

Per informazioni sulle tariffe standard dei miei studi cliccare qui. Per conoscere gli speciali pacchetti che ho pensato con eccezionali sconti sulle tariffe standard invece cliccare qui

Dallo psicologo ci vanno i matti e gli squilibrati?

Per rispondere a questa domanda dovremmo prima accordarci su cosa intendiamo per "Matti" e per "Squilibrati". Penso che tutti abbiamo dato del "matto" a qualcuno prima o poi nella nostra vita, solo perché stava facendo o dicendo qualcosa che ai nostri occhi e alle nostre orecchie appariva fuori luogo; così anche ognuno di noi si è forse sentito dire - Tu sei pazzo - quando una scelta che avevamo fatto non veniva compresa dagli altri. In questo senso non si può dunque distinguere il mondo in "matti" e non "matti", perché tutti nella nostra vita prima o poi siamo stati matti agli occhi di qualcuno. Direi invece che lo psicologo può aiutare a capire se un certo comportamento, messo in atto in una certa situazione, è funzionale per il benessere della persona oppure le causa solo uno stato di malessere. Al tempo stesso la psicoterapia può aiutare a comprendere i meccanismi che ci portano ad agire in una maniera non sana per la nostra vita e per la nostra stabilità psicologica. Su questa base, quindi, chiunque, in un determinato momento della sua vita, può trovare beneficio nell'aiuto di uno psicologo e di uno psicoterapeuta, senza per questo essere necessariamente etichettabile come "matto".

Mi sono affidato/a ad una persona che si definiva psicologo o psicoterapeuta, poi ho scoperto che non aveva i requisiti di formazione e legali. Cosa posso fare?

Questo è un problema che si verifica sempre più spesso: la formazione per diventare psicologi e psicoterapeuti è molto lunga e impegnativa, mentre la tentazione di fare soldi inducendo le persone a chiedere aiuto è molto attraente. In fondo "che vuoi che sia - si tratta di dare qualche consiglio di buon senso a chi è in difficoltà, che ci vuole?" Naturalmente la psicoterapia è molto più di questo, anzi, chi si lancia nel dare consigli di buon senso spacciandosi per psicoterapeuta, rischia di fare danni anche gravi. Ma non è sempre facile comprendere che ci si trova davanti ad un "truffatore" del genere. Dal febbraio 2015 l'Ordine degli Psicologi del Lazio ha istituito lo Sportello Legale per le Vittime di Esercizio Abusivo della Professione. Rivolgendosi a questo sportello si possono denunciare i truffatori dai quali si è stati ingannati, e si possono avere strumenti per evitare altre truffe di questo genere in futuro. Per contattare lo sportello è disponibile la pagina Abuso della Professione.

Che differenza c'è tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?

Di psicologia e psicoterapia ho già parlato in un'altra risposta. La psichiatria, invece, è una branca della medicina, Lo psichiatra è un medico specialista, esattamente come un cardiologo o un internista. Ha una preparazione che gli permette di utilizzare farmaci per la cura del disagio psichico. Naturalmente, prima di prescrivere un farmaco, deve condurre una indagine per capire esattamente il problema da curare, così come deve indagare via via sui progressi della cura; per far ciò si avvale del colloquio, strumento di indagine. In conclusione possiamo dire che lo psichiatra utilizza farmaci, mentre lo psicoterapeuta, se non ha una laurea in medicina, per legge non può farlo.

Può succedere di provare un trasporto sentimentale e/o sessuale verso il proprio terapeuta? Come comportarsi in quel caso?

Per rispondere a questa domanda partirei dall'Art. 28 del Codice deontologico degli Psicologi Italiani. Qui a proposito dello psicologo si legge: "Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale. Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale". Naturalmente, come in tutti i rapporti umani, anche nel corso di una psicoterapia possono scattare meccanismi affettivi o sessuali, ma ogni terapeuta deve essere preparato ad affrontare questa evenienza, mettendo al primo posto l'efficacia della terapia. Infine ci tengo a precisare che nelle forme di psicoterapia brevi, come quella Strategica, il rischio di sviluppare attrazione o trasporto affettivo è molto basso.

Cosa posso fare se non sono sicuro della professionalità e del riconoscimento ufficiale di uno psicologo?

Il cliente ha diritto di chiedere al professionista i documenti che attestano l'autorizzazione a svolgere l'attività, nonché informazioni sulla sua formazione specialistica. Inoltre ci si può sempre rivolgere all'Ordine degli Psicologi della regione di appartenenza del professionista, che pubblica - anche su internet - nominativi, recapiti, eventuale autorizzazione alla psicoterapia e altri dati di tutti gli iscritti.

Esiste una garanzia che tutela il cliente che si rivolge allo psicoterapeuta?

Come in tutte le prestazioni di tipo professionale, la nostra legislazione obbliga il professionista non tanto a fornire garanzia dei risultati che si otterranno, quanto invece ad impiegare tutte le risorse necessarie, in termini di tempo, di studio, di impegno, affinché tali risultati si possano raggiungere. Anche lo psicoterapeuta, dunque, è tenuto per legge a dare garanzia del proprio impegno e di tutta la competenza necessaria. Noi del Centro di Terapia Strategica, tuttavia, siamo soliti dare una garanzia in più: al nostro paziente diciamo, molto chiaramente e fin dalla prima seduta, che ci aspettiamo risultati entro i primi dieci incontri, altrimenti interrompiamo. Questo per due ragioni: prima di tutto perché abbiamo dati statistici i quali dicono che, se una terapia funziona, deve dare risultati già nelle prime sedute. In secondo luogo siamo convinti che ciò che non si riesce a fare in dieci colloqui non si possa fare neppure in cento e neppure in mille. Poi naturalmente tutto viene visto strada facendo insieme al paziente, anche eventuali variazioni di questa sorta di contratto iniziale, che però deve essere comunque per noi il punto di partenza.

Nella Terapia Strategica si fa uso di test o altri strumenti di valutazione?

Solo se è necessario stabilire una diagnosi da utilizzare per i fini richiesti dalla legge. Ai fini della terapia, invece, noi preferiamo evitare etichettamenti o misurazioni numeriche, perché riteniamo che possano limitare la nostra attività incanalandola su un binario obbligato da cui poi è difficile discostarsi. Preferiamo invece lavorare secondo il metodo della "Ricerca Intervento", cioè conoscere il problema man mano che lo affrontiamo, proprio come uno scienziato conosce il fenomeno che studia solo operando su di esso e apportandovi delle modifiche (si veda il noto Principio di Indeterminazione proposto all'inizio del 900 da Eisenberg).

Ho sentito pareri discordanti sulla Terapia Strategica. Cosa devo pensare?

Sappiamo bene che in giro è possibile trovare pareri discordanti su questa forma di psicoterapia. D'altra parte, si sa, quando una cosa comincia a diffondersi, aumentano esponenzialmente le voci sul suo conto. Come ho già specificato nella pagina chi sono, nessuna forma di terapia oggi si può definire perfetta. Credo invece che ogni approccio vada giudicato per i frutti che produce, piuttosto che per i metodi che utilizza; sarebbe come se un melo si mettesse a criticare un pero perché produce frutti diversi e con un diverso tempo di maturazione rispetto a lui. Tutto ciò, naturalmente, escludendo quei casi in cui i metodi sono deontologicamente scorretti. Fuori dalla metafora, credo che si dovrebbe provare un approccio terapeutico prima di decidere se è adatto o meno al proprio caso. Tutti i Terapeuti Strategici sono addestrati ad aiutare la persona in questa decisione già alla fine della prima o della seconda seduta, al contrario di altri approcci, nei quali si va avanti spesso per mesi prima di interrogarsi sui risultati che si stanno ottenendo e sulla reale soddisfazione del paziente.

Come funziona l'Ipnosi Ericksoniana?

Non è facile rispondere a questa domanda in poche righe, ci provo: Milthon Erickson è stato forse il più grande psicoterapeuta di tutti i tempi. La sua capacità di entrare in sintonia con la persona, la sua abilità nel comprendere i canali comunicativi più efficaci, il suo intuito e la sua creatività, facevano sì che ogni sua terapia fosse un vero e proprio capolavoro, unico e irripetibile. Egli utilizzava l'ipnosi in una maniera rivoluzionaria per quei tempi: non tanto per mandare la persona in una trance profonda, in uno stato per cui dopo la seduta non era in grado di ricordare niente. Bensì come uno strumento per massimizzare il livello di sintonia tra terapeuta e paziente, come un modo per accedere alle parti più profonde della persona, e permettere a quelle parti di venire in superficie più facilmente. Grazie a questo metodo l'ipnosi riacquistò il potere terapeutico che le era stato tolto dall'uso troppo estremo e intenso che se ne era fatto nei decenni e nei secoli precedenti. Chi si accosta ad una ipnosi ericksoniana immaginandosi fenomeni spettacolistici, regressioni all'infanzia o a vite precedenti, momenti di assoluta perdita della coscienza, rimarrà probabilmente deluso. Certo, queste cose possono accadere anche durante una seduta di ipnosi ericksoniana, ma non sono fondamentali per la sua efficacia; anzi un terapeuta ericksoniano è abituato a riconoscere segnali molto più minimali e meno evidenti di questi per capire se il suo lavoro sta funzionando. Così l'ipnosi diventa forse meno sensazionalista di quelle tradizionali, tuttavia è certo che sia più terapeutica.

Posso detrarre dalla dichiarazione dei redditi le spese sostenute per una psicoterapia?

Sì. Le spese sostenute per sedute di psicoterapia, purché appositamente documentate, possono essere portate in detrazione al capitolo "Spese mediche e sanitarie" in misura del 19%, fino ad un tetto massimo di €15.493,71 all'anno. Quando dico "Appositamente documentate" intendo che il terapeuta deve rilasciare apposita fattura attestante l'importo della sua tariffa, i suoi dati fiscali e quelli di iscrizione all'Albo degli Psicologi. Non si possono infatti detrarre spese di sedute svolte con persone non regolarmente iscritte all'Albo. Per completare il discorso fiscale Va detto che, trattandosi di spese esenti da IVA in quanto sanitarie, le fatture di importo superiore a €77,47 devono recare anche una marca da bollo da €2.
Per ulteriori informazioni su costi, agevolazioni fiscali e coperture assicurative continua a leggere

Si può avere il rimborso delle spese sostenute per la psicoterapia, magari tramite una assicurazione?

In Italia viviamo una importante contraddizione: da un lato la psicoterapia è ritenuta ufficialmente prestazione sanitaria necessaria al benessere della persona, dall'altro sono poche le opportunità di rimborso delle spese sostenute per una terapia, al contrario di quanto avviene per altri ambiti sanitari. La buona notizia è che alcune compagnie assicurative prevedono la psicoterapia tra le prestazioni rimborsabili dai loro pacchetti salute. Ci sono poi certe polizze, riservate a specifiche categorie professionali (per esempio i giornalisti), o ai dipendenti di alcuni gruppi imprenditoriali (tra i quali Banca d'Italia, gruppo ENEL e gruppo Telecom Italia) che rimborsano le spese di psicoterapia. Naturalmente è importante leggere bene i contratti assicurativi perché ogni polizza propone precisi limiti e criteri per il rimborso.

Cosa posso fare se uno psicologo si è comportato in maniera che ritengo professionalmente scorretta?

L'esigenza di costituire gli ordini professionali è nata per tutelare i professionisti, ma anche le persone che si rivolgono a loro. Questo vale anche per noi psicologi e psicoterapeuti. Esistono all'interno dell'Ordine degli Psicologi, una per ogni regione, apposite commmissioni, dette proprio Commissioni Deontologia. La Commissione Deontologia si riunisce periodicamente per analizzare i reclami e le denunce che sono arrivate all'ordine. Se un collega si è comportato in maniera scorretta, perciò, consiglio di procedere come segue:

  • Accertarsi che lo psicologo sia effettivamente iscritto all'Albo degli Psicologi della regione di appartenenza. In teoria dovrebbe essere specificato sulla sua documentazione fiscale, sul sito dello psicologo stesso (se ce l'ha), oppure si può cercare il suo nominativo sul sito dell'Ordine Psicologi della regione stessa nella sezione Albo On line;
  • Consultare il Codice Deontologico degli Psicologi Italiani e cercare l'articolo che si presume sia stato violato dallo psicologo;
  • Scrivere una lettera, indirizzata all'Ordine della regione di appartenenza, nella quale si descrive il comportamento scorretto, citando anche l'articolo del Codice Deontologico;
  • A questo punto attendere che si riunisca la Commissione Deontologia per analizzare il caso, normalmente entro un paio di mesi dovrebbe accadere.

Se la commissione riscontrerà l'effettiva scorrettezza del comportamento messo in atto dall'iscritto, ai sensi dell'art. 26 del Codice Deontologico potrà prendere diversi provvedimenti: avvertimento, censura formale, sospensione per un periodo massimo di un anno, radiazione dall'Albo degli Psicologi per i casi più gravi. Prima di prendere qualunque provvedimento, la Commissione Deontologia dovrebbe convocare lo psicologo e chiedergli conto del comportamento denunciato. Per informazioni più dettagliate e più tecniche su questo argomento è disponibile questo articolo.

Si può fare un primo colloquio gratuito con lei per sapere se iniziare o no una psicoterapia?

So di colleghi che propongono il primo colloquio gratuito a scopo conoscitivo. Questa modalità, tuttavia, non si addice alla Terapia Breve Strategica. Nel nostro caso la prima seduta è anzi la più importante di tutte, tutto il lavoro terapeutico si imposta fin dai primissimi istanti. D'altra parte siamo addestrati a capire da subito se il caso che abbiamo di fronte non è di nostra competenza. Se è così, chiaramente, la prima seduta non si svolge, e, chiaramente, non si paga. Se invece la terapia comincia, la prima seduta vale come e forse più di quelle successive. Certo, per adeguarmi alla moda del primo colloquio gratuito, potrei proporlo anche io, ma sarebbe solo una chiacchierata con un consulente, un modo per rimandare ciò che invece si può avviare da subito. Una consulenza la posso fare anche on line, possiamo parlare di un caso e capire insieme se posso occuparmene oppure no. A tal proposito è disponibile su questo sito l'apposito form contatti. Se parliamo dell'aspetto esclusivamente economico, da oggi c'è poi un'altra possibilità: Sono riuscito finalmente a realizzare un mio desiderio, rendere possibile esclusivamente per i visitatori di questo sito l'acquisto di pacchetti di sedute a pagamento anticipato mediante transazione sicura con carta di credito o conto Paypal. Questa modalità dà diritto a importanti sconti sul costo finale. Per esempio si può acquistare un pacchetto di dieci sedute pagandone solo otto.Maggiori dettagli si trovano alla pagina Acquisto pacchetti.

Cosa sono gli psicofarmaci? Sono efficaci? Sono dannosi?

L'argomento degli psicofarmaci è molto vasto. Dal punto di vista strettamente chimico parliamo di composti che imitano la struttura e la funzione di sostanze già naturalmente presenti nel nostro organismo, allo scopo di ottenere e aumentare il loro effetto. Si tratta senza dubbio di un grande progresso della medicina odierna, sviluppatosi dalla metà del secolo scorso in poi. Un progresso che ha consentito di cambiare radicalmente la visione sociale delle persone con malattie mentali gravi, cioè quelle malattie che non consentono un contatto stabile con la realtà e con gli altri. Questo cambiamento ha portato man mano alla chiusura delle strutture di ricovero permanente e all'avvio di numerosi tentativi di inserimento sociale più o meno protetto per questi pazienti. Anche se per molti sarebbero da eliminare dal mercato, io credo che in alcuni casi costituiscano un supporto insostituibile. Gli psicofarmaci si possono distinguere in:

  • Antidepressivi (triciclici, atipici e SSRI)
  • Stabilizzatori dell'umore
  • Neurolettici (con vari principi di funzionamento)
  • Ansiolitici (benzodiazepine e quelli di seconda generazione)
  • Antipsicotici
  • Avversativi di sostanze o antiabusativi
  • Sostanze di derivazione naturale

Altro discorso è invece quello del disagio psicologico, cioè quei problemi in cui il contatto con la realtà e con gli altri è sufficientemente stabile da intraprendere una psicoterapia. Dal mio punto di vista (so di non attirarmi le simpatie di colleghi ad approccio psichiatrico) in questi casi gli psicofarmaci non sono utili, anzi diventano dannosi allorché generano dipendenza, e la generano tutte le sostanze di questa classe, anche se in maniera e intensità diversa. Tuttavia comprendo che prendere una pasticca, delle gocce, persino farsi una iniezione, tal volta è meno faticoso che mettersi in discussione in un percorso terapeutico; è anche un fatto culturale. Spesso capita che arrivino in terapia persone che stanno già prendendo farmaci. In questi casi è sconsigliabile interromperli repentinamente, è invece sempre il caso di farsi seguire da un esperto, lo stesso terapeuta o un collega da lui indicato.

Cos'è il counselling? Cosa c'entra con la psicologia?

Secondo Wikipedia il primo a parlare di counselling fu Parsons nel 1908, mentre con Rogers negli anni '50 diventò una delle attività incluse nel sostegno psicologico. Tutto questo si trova facilmente su Internet, ho visto anche una simpatica disquisizione sulla differenza tra counselling e consulting. In Italia si sta ponendo il problema del ruolo del counsellor da una decina d'anni, mentre negli Stati Uniti la figura esiste come professione assestante già dai primi anni '80. Secondo l'Associazione Britannica di Counselling e Psicoterapia «Il counselor può indicare le opzioni di cui il cliente dispone e aiutarlo a seguire quella che sceglierà. Il counselor può aiutare il cliente a esaminare dettagliatamente le situazioni o i comportamenti che si sono rivelati problematici e trovare un punto piccolo ma cruciale da cui sia possibile originare qualche cambiamento. Qualunque approccio usi il counselor [...] lo scopo fondamentale è l'autonomia del cliente: che possa fare le sue scelte, prendere le sue decisioni e porle in essere». L'Antitrust ha dato ultimamente (Marzo 2011) un parere su richiesta dell'Ordine degli Psicologi della regione Piemonte, nel quale si sancisce che il counselor non può fare attività che sono proprie dello psicologo per legge. A mio avviso il counselor dovrebbe avere un ruolo importantissimo, cioè aiutare il cliente a definire il proprio problema ed indirizzarlo verso il professionista più adatto ad aiutarlo. Troppo spesso oggi chi ha un problema da affrontare deve "arrangiarsi" da solo a trovare chi, per competenze e specificità professionali, possa essergli d'aiuto. Manca insomma una sorta di "primo contatto" del mondo della relazione d'aiuto, presso il quale una persona che non sa a chi rivolgersi può trovare risposte alla domanda: "chi può essermi d'aiuto per affrontare questo mio problema?" Così il counselor può indirizzare ad uno psicoterapeuta (consigliando anche il metodo terapeutico più adatto), ad uno psicologo, ad uno psichiatra, ad un avvocato, ad un notaio, ad un mediatore e così via, evitando al cliente giri infiniti tra professionisti che non sono adatti al suo caso.

L'età del terapeuta può essere un ostacolo per il suo lavoro? C'è il pericolo che un terapeuta sia troppo giovane o troppo anziano per affrontare un problema?

Anche se erroneamente si può pensare che l'età del terapeuta ne possa influenzare la capacità professionale, questo non è vero. La psicoterapia, in tutti i suoi approcci, si basa su tecniche e protocolli di intervento molto rigorosi e collaudati, studiati e messi a punto da anni di lavoro clinico svolto da svariati terapeuti prima di giungere ad essere una tecnica ufficiale. Non si tratta, dunque, di un bagaglio costituito esclusivamente dall'esperienza personale che migliora con l'andare del tempo. Certo, l'esperienza ha la sua importanza, come in ogni professione, ma non ci sono ragioni per cui un terapeuta giovane, ben preparato, non possa essere adatto ad affrontare i problemi di una persona più anziana, così come non ci sono ragioni per il contrario. Normalmente cade in questo equivoco chi vede lo psicoterapeuta come un confidente, un amico al quale affidare i propri problemi e interrogativi più intimi, con la certezza che possa comprenderli, o magari che li abbia già vissuti e superati lui. Non è così: questo va bene per gli amici e per i confidenti, non per un professionista che svolge il proprio lavoro in base ad anni di studio e di preparazione, anche se i suoi anni anagrafici non sono molti. Una volta qualcuno mi ha detto: "Io ho già vissuto la sua età, lei non ha ancora vissuto la mia". Questo divario si verifica molto spesso traterapeuta e paziente, ma non è una minaccia per l'efficacia del lavoro terapeutico; conosco anzi terapeuti i quali, proprio per aver già vissuto il problema che erano chiamati a risolvere, avevano serie difficoltà ad affrontarlo in maniera obiettiva e tecnicamente corretta.

Quanto dura una seduta di terapia strategica?

La grande maggioranza dei terapeuti tiene fissa la durata delle proprie sedute, basandosi sul fatto che dare un tempo ben definito in cambio di una parcella, è facilmente comprensibile dal cliente. Si va dai 45-50 minuti di alcuni approcci, all'ora esatta di altri, all'ora e mezza delle terapie di gruppo ecc. Questa regola è utile per diversi motivi: prima di tutto permette al professionista di organizzare la propria agenda in maniera puntuale, dando appuntamenti in modo che non si accavallino mai; inoltre dà al paziente un "contenitore" preciso, che ha un inizio e una fine già stabiliti; infine permette una certa "severità" per quanto riguarda la puntualità della persona, la quale, se non arriva all'orario prefissato, vede diminuire il tempo a sua disposizione. Ci sono diversi modi e diversi livelli di adesione a questa regola a seconda delle scuole di pensiero. La terapia strategica in genere non vi aderisce per niente. La prestazione del terapeuta, dal nostro punto di vista, non consiste in un tempo che egli "Vende" al paziente, bensì in un lavoro di qualità che deve necessariamente adattarsi alle esigenze della persona e della terapia. Alcune sedute durano perciò 10 minuti così come altre durano quasi due ore. L'accordo non è che si dedicherà al problema un tempo prestabilito, ma che si lavorerà sul problema più a fondo possibile, e per il tempo necessario. Purtroppo questo modo di lavorare fa cadere alcune garanzie viste sopra, succede per esempio che nei nostri studi sia necessario attendere anche molto tempo prima del proprio turno, però, almeno per quanto mi riguarda, questo è il modo che sento più adatto a lavorare serenamente, senza vincoli di tempo, senza dover per forza parlare un'ora quando basta molto meno, o doversi limitare a 50 minuti

Psicoterapeuta Parma

Psicologo Psicoterapeuta a Roma
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