Dott. Giammario Mascolo

La costruzione “costruttivista” delle realtà patologiche

Per meglio spiegare come gli esseri umani "costruiscono" le proprie patologie, credo sia utile prendere avvio da un reale aneddoto, che non viene direttamente dalla pratica clinica, poiché ritengo che dovremmo imparare molto non solo da quello che accade nei nostri studi, ma soprattutto da ciò che accade nelle usuali interazioni umane; osservare come le cose cambiano in natura, come i fenomeni sociali e interattivi a seconda della loro espressione producano patologie o soluzioni di patologie, e imparare da queste osservazioni come affrontare i problemi.

Qualche anno fa, negli Stati Uniti, un uomo aveva una grande paura, quasi un'ossessione di volare, semplicemente perché aveva paura di trovare una bomba nel suo aereo (siamo nel periodo degli attentati aerei) e, al tempo stesso, aveva un amore infinito per le città d'arte europee, che però non poteva andare a visitare a causa della sua indomabile paura.
Dopo molte riflessioni, lui che era un appassionato di calcolo delle probabilità volle rendersi conto di quante fossero realmente le probabilità di avere una bomba nel proprio aereo.
Iniziò a telefonare ad agenti di viaggio sperando che fossero informati e chiese:
"Scusi: mi sa dire quante probabilità ho io di trovare una bomba nel volo da New York a Parigi? ".
Come si può ben capire, la maggioranza degli agenti di viaggio lo mandò a quel paese dicendo:
"Non ho tempo di pensare a queste stupidaggini! ".
Finché, casualmente, come la sorte volle, incontrò un agente di viaggio anche lui appassionato di calcolo delle probabilità, che gli rispose prontamente:
"Una probabilità su centomila".
Lui ci pensò un pò, e poi domandò ancora:
"Ma mi permetta, quante probabilità ho di trovare due bombe contemporaneamente sullo stesso aereo?".
E quello disse:
"Sa, bisogna fare un calcolo esponenziale, mi telefoni tra mezz'ora dopo che avrò fatto il calcolo".
L'uomo dopo mezz'ora esatta telefonò, e quello affermò:
"Bene, ho fatto il calcolo esponenziale: è una probabilità su 100.000.000 che Lei possa trovare due bombe sullo stesso aereo".
L'uomo rispose:
"Bene, allora prenoto il volo per la prossima settimana da New York a Parigi".
L'uomo venne arrestato al check-in: aveva una bomba in borsa, e sosteneva che così facendo agiva per il bene di tutti perché riduceva di gran lunga la probabilità di poter trovare un'altra bomba nell'aereo!

Questo bizzarro aneddoto introduce chiaramente un concetto di fondo, già ben noto al filosofo Locke il quale affermava che, in realtà, noi riteniamo "folli coloro che, partendo da premesse sbagliate e usando una logica corretta e stringente, giungono a conclusioni erronee". Oggi diremmo, in linea con la moderna filosofia della scienza, che ogni persona costruisce la propria realtà sulla base di ciò che fa, guidata dalla prospettiva che assume nella percezione della realtà con la quale interagisce.
In fondo, dal suo punto di vista, l’uomo della bomba aveva effettivamente risolto il suo problema, ma non era riuscito ad evitarne un altro ben più grave, quello del confronto con la polizia.
Ogni realtà cambia a seconda del punto di vista dal quale la si guarda: ciò conduce a reazioni diverse sulla base del diverso significato che ciascuno dà alla medesima realtà.
A questo riguardo è illuminante il racconto che segue.

"In una giornata molto calda, in una città del Sud dell'Italia, un padre e il suo figlioletto si mettono in viaggio, con il loro asino, per raggiungere dei parenti in una città lontana dal loro paese.
Il padre monta sull'asino e il figlio cammina a lato; i tre passano davanti a un gruppo di persone, e il padre sente che questi dicono:
"Guardate un po' che padre crudele: lui sta sull'asino e il figlioletto deve camminare a piedi in una giornata così calda".
Allora il padre scende dall'asino, fa salire il figlio e continuano il loro cammino.
Passano davanti a un altro gruppo di persone e il padre sente che questi dicono:
"Ma guardate un po': il vecchio padre cammina, in una giornata così calda, e il figlio giovane se ne sta comodo sull'asino; ma che razza di educazione è questa!".
Il padre, allora, pensa che la cosa migliore sia salire anch'egli sull'asino e, così, continuano il loro cammino.
Dopo un po' passano di fronte a un altro gruppo di persone, e il padre sente:
"Guardate che crudeltà: quei due non hanno nemmeno un po' di misericordia per quel povero animale, il quale in una giornata così calda deve portare tanto peso".
Allora il padre scende dall'asino, fa scendere anche il figlio e tutti e tre continuano a camminare.
Passano di fronte a un altro gruppo di persone, che dicono:
"Ma guarda che cretini quei due: in una giornata così calda camminano mentre hanno un asino su cui montare ...".

La storia potrebbe andare avanti all'infinito: quello che ci mostra è come della stessa realtà si possano avere percezioni e opinioni molto diverse, e come, sulla base di ognuna di queste, le reazioni delle persone cambino.
"Non esiste una realtà vera, ma tante realtà quante se ne possono inventare" affermava Oscar Wilde.
Pertanto, si deve constatare che non esiste una conoscenza effettivamente vera delle cose, ma può esistere soltanto una conoscenza idonea, ovvero una conoscenza strumentale che ci permette di gestire le realtà con le quali interagiamo. Questo, che è il punto di vista della filosofia della scienza attuale, deve farci prendere le distanze dalle tesi deterministe o positiviste che vorrebbero affermare la possibilità di una conoscenza scientificamente vera ed obiettiva, uguale per tutti, optando per lo studio dei modi più funzionali di agire nei confronti di una realtà mai definitivamente vera, poiché essa è il frutto dei punti di vista da noi assunti, dei nostri strumenti conoscitivi e del nostro modo di comunicare.
Questo approccio, definito costruttivismo, sulla base della consapevolezza della impossibilità del raggiungimento di una verità definitiva, si indirizza verso il perfezionamento della nostra consapevolezza operativa: ossia della nostra capacità di gestire strategicamente la realtà che ci circonda. Tuttavia non si tratta di una conoscenza del tutto moderna, già l'antico filosofo Epitteto affermava: "non sono le cose in sé che ci preoccupano, ma l'opinione che noi abbiamo di esse".
Kant nella sua Critica della ragione pura asseriva che molto spesso gli esseri umani scambiano i risultati del loro modo di definire, derivare o classificare i concetti per le cose in sé.
Come si può ben rilevare, la moderna epistemologia costruttivista, o meglio la contemporanea filosofia della scienza, riunisce antiche saggezze di oriente e occidente, anche se è giunta a tali consapevolezze mediante l'evoluzione sperimentale della scienza applicata. È, infatti, grazie alle scienze "esatte" che si è giunti alla constatazione della assoluta impossibilità di avere certezze scientifiche definitive.
Da quando Einstein ed Heisenberg diedero il via alla rivoluzione scientifica della fisica contemporanea, introducendo la relatività e il principio di indeterminazione, la scienza moderna si è orientata verso la ricerca di una conoscenza strumentale e operativa e non più verso la ricerca di verità assolute.
Con le parole di von Glasersfeld (1995) diremmo che "Oggi si deve adattare la nostra conoscenza alle realtà parziali, mettendo a punto, di fronte ai problemi, strategie che si fondino ogni volta sugli obiettivi che ci si pone e che si adattino, passo dopo passo, all'evolversi di tali realtà".
Quindi il passaggio è da una conoscenza che pretende di descrivere la verità delle cose, quella positivista e determinista, a una conoscenza, quella costruttivista, che ci permette di adattarci nel modo più funzionale a ciò che percepiamo, per giungere ad una conoscenza operativa che ci permette di gestire la realtà nel modo più funzionale possibile.

Psicoterapeuta Parma

Psicologo Psicoterapeuta a Roma
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