Dott. Giammario Mascolo

Conclusioni

Dopo aver esposto le basi logiche e pratiche che danno vita alla Terapia Breve Strategica, vorrei ancora puntualizzare, anche sulla scia dell’aforisma di Occam citato in premessa, come non sia detto che un problema che appare complicato e fissato nell’arco del tempo richieda necessariamente soluzioni altrettanto complicate e di lenta applicazione. E’ chiaro che cambiamenti molto repentini sottendano un adeguato supporto alla persona, ma la richiesta che oggi preme sempre di più sul lavoro dello psicologo, è di portare le persone a sbloccare quei disturbi che impediscono loro una vita normale, tagliandole fuori dal frenetico avanzare della società nella quale viviamo. Per il sostegno e per la scoperta delle cause, a mio avviso, c’è sempre tempo, l’attenzione deve piuttosto essere puntata sulla soluzione del problema nelle sue varie sfaccettature.
Sempre rifacendomi agli antichi stratagemmi cinesi, questo tipo di intervento si può vedere come “Lanciare un mattone per avere indietro la giada”. La giada in terapia è il paziente sbloccato, fuori dal problema che lo attanagliava. Questa giada poi si può lavorare, andando a sviscerare tutte le dinamiche interne e profonde che costituiscono il vissuto relazionale e inconscio che sottostava al disturbo e che, a questo punto, emerge prepotentemente.
L'esposizione (necessariamente schematica) proposta in queste pagine potrebbe trarre in inganno chi legge, e far pensare che il piano terapeutico sia più o meno uguale per ogni paziente a parità di problema portato. Non è così: i terapeuti che hanno più successi sono quelli che sanno adottare schemi terapeutici diversi a seconda della tipologia di persona che si trovano di fronte, riuscendo a costruire con ciascuno la relazione terapeutica più efficace per il caso specifico. Ogni persona è diversa dall'altra ed è intuitivo che lo stesso schema non può funzionare allo stesso modo con persone diverse, anche quando il problema che esse portano è lo stesso.
Ad un paziente completamente vittima di un delirio, che sosteneva di essere un pirata scacciato da Atlantide, il terapeuta rispose esagerando il suo delirio, e dicendo che sì, in effetti ad Atlantide erano molto severi e che anche lui, quando era uno squalo mangiatore di cadaveri dei pirati, era stato scacciato da quella città perché aveva l’alito pesante.
Scovato dal nascondiglio del suo delirio, il paziente replicò: “Mi avete portato da un pazzo più pazzo di me, che può capire lui di mio cognato e di come mi ha escluso dalla famiglia?”
Si potè allora cominciare un lavoro terapeutico sul reale problema relazionale che coinvolgeva interamente quella famiglia.

Possiamo sintetizzare tutto ciò con una frase scritta, pur se in ambito totalmente diverso dalla psicologia, dal famoso logico Heinz von Foerster: “Se vuoi vedere, comincia ad agire”.

Psicoterapeuta Parma

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