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Dott. Giammario Mascolo

Disfunzione erettile, la prima seduta di un caso risolto

Dovrebbe piacermi, invece... che ansia!

Un militare di carriera sui quarant’anni è angustiato da un problema che negli ultimi mesi si è ingigantito fino a fargli perdere del tutto la serenità.
In un’occasione, benchè desideroso e motivato ad avere un rapporto sessuale con la sua partner, non è riuscito ad avere un’erezione soddisfacente. Anzi, a mano a mano che si sforzava, i suoi tentativi venivano sempre più frustrati. Da quella volta, ogni rapporto sessuale viene vissuto all’insegna della paura del fallimento.

Ovviamente, questo determina una serie di reazioni neurovegetative che, come si può facilmente immaginare, contribuiscono a provocare altri fallimenti, innescando così una reazione a catena che si autoalimenta secondo lo schema

  • fallimento
  • messa alla prova
  • fallimento.

Nel tentativo di verificare se le cose sono effettivamente serie come sembrano, il nostro paziente non trova di meglio che mettersi alla prova cambiando partner. Infila così una serie di disavventure contrassegnate da ripetuti fallimenti, che lo fanno precipitare nella disperazione più tetra.

Autoconvintosi di essere impotente, cerca di verificare lo stato della sua “malattia” avvicinando prostitute che, secondo le sue aspettative, dovrebbero essere “tecnicamente” più abili.
Queste, invece che rivelarsi le terapeute sperate, lo trattano frettolosamente (il tempo è denaro) invitandolo a sbrigarsi o, in alternativa, ad andarsene; in un caso, il militare rimedia una sarcastica derisione, che diventa la classica goccia che fa traboccare il vaso (della frustrazione).

Dopo avere ascoltato l’esposizione del problema da parte del paziente, si procede ad una sua ridefinizione funzionale al cambiamento. Attraverso una serie di domande mirate, strutturate in modo da dare l’illusione al paziente di essere lo scopritore della soluzione del problema, si fa emergere il meccanismo che sta alla base del problema stesso. In questo caso il meccanismo consiste nel fatto che mettersi “alla prova” significa porsi in una situazione artificiosa, nella quale la tanto desiderata reazione fisiologica viene inibita proprio dallo sforzo impiegato per provocarla.

Dopo avere fornito al paziente questa nuova chiave di lettura dei fatti, si procede a somministrare la seguente prescrizione: “D’ora in avanti, e fino alla prossima volta che ci vedremo, le chiediamo di fare questo esperimento. Noi vorremmo che lei, quando sta per avere un rapporto sessuale, verifichi tra sé e sé quanta paura ha in quel momento. Se la paura va oltre un certo limite, le chiediamo di dichiarare il suo “perturbante segreto”, ossia dovrà dire alla sua partner che a causa di un suo problema lei è impotente e non può effettuare la penetrazione. Se la paura di fallire non si spinge oltre un certo limite, ma è accettabile, proceda con il rapporto sessuale. In altre parole, potrà non dichiarare il suo problema, nel caso in cui l’ansia non fosse molta, in caso contrario dovrà dichiararlo”.

Il principio sul quale si basa il funzionamento di questa prescrizione è quello dello spostamento dell’attenzione (uno stratagemma tipico dell’inganno dei prestigiatori):. Il paziente ritiene che la parte difficile della prescrizione sia quella della dichiarazione del segreto, per cui, una volta portata a termine, si sente autorizzato a non essere più in tensione; inoltre, avendo dichiarato il segreto, non è più obbligato a mettere in atto le tentate soluzioni che dovrebbero servire a nascondere proprio tale segreto. Entrambi questi elementi fanno sì che, una volta effettuata la prescrizione, il paziente non avverta più la sensazione di doversi sforzare a realizzare la performance che risultava inibita, performance che a quel punto, nella maggioranza dei casi, viene portata a termine senza problemi.

Lo stratagemma dello spostamento dell’attenzione richiama l’antico stratagemma cinese del “solcare il mare all’insaputa del cielo”, vale a dire condurre in porto un’azione senza che essa sia visibile. In effetti, sin dall’antichità Gorgia, Protagora e tutta la tradizione sofistica fecero largo uso di antilogie e paradossi, la cui applicazione alla vita concreta ricorda molto da vicino la filosofia dello stratagemma dell’antica Cina, i cui stratagemmi fanno riferimento specifico alla logica paradossale. Secondo le più recenti teorie della scienza, lo stratagemma appartiene alle logiche non ordinarie, quelle che prevedono concetti quali “giochi”, “autoinganni” e “profezie che si autoavverano”.
In questo caso agisce anche un altro stratagemma terapeutico, ossia l’illusione di alternative: il paziente viene posto di fronte alla scelta tra due possibilità, nessuna delle quali è priva di rischi dal suo punto di vista. Se sceglie di dichiarare il suo problema dovrà affrontare il giudizio della partner; ma sceglierà di dichiararlo solo se avrà stabilito tra sé e sé che la paura ha oltrepassato un limite per lui insormontabile.
Posta la questione in questi termini, la persona sarà portata a scegliere inconsciamente la via che comporta il minore impegno.

Fu sufficiente questa prima seduta a sbloccare il problema del paziente, il quale già dalla seduta successiva raccontò di essere riuscito ad avere alcuni rapporti completi, e quel che era per lui più importante era che il "successo" si era realizzato con diverse donne.

Per la trascrizione intera di questo caso consultare Rampin M. Quando il sesso diventa un problema, Ponte alle grazie 2015.

Psicoterapeuta Parma

Psicologo Psicoterapeuta a Roma
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